In questi giorni si discute animatamente della PLASTIC TAX, quella “famigerata” tassa sull’uso della plastica monouso.Molti oppositori si scandalizzano per questa nuova tassa, che a loro dire ,andrebbe ad incidere sul carrello spesa delle famiglie , per circa 135 euro annui. Tuttavia nessuno di questi si è indignato del rinnovo di finanziamento a Radio Radicale , che potremmo tranquillamente chiamare RADIO TAX.
radio radicale nasce nel 1975 per mano un gruppo di militanti de partito radicale che si riconosceva nella figura eclettica del suo leader Marco Pannella.All’inizio il servizio di informazione era totalmente finanziato dal partito che beneficiava dei finanziamenti pubblici. Ma nel 1986 a causa degli aumenti di gestione rischiò la chiusura.
il finanziamento pubblico alla radio arriva nel 1990, dopo un periodo di “stallo”, dove l’emittente trasmetteva solo le telefonate alla segreteria senza filtri.In quello spazio di tempo prese il nome di RADIO PAROLACCIA.
indubbiamente un archivio storico della nostra politica rilevante, ma al tempo stesso rilevante anche nei costi. Dal 1990 ad oggi si parla di ben 300 milioni di euro, circa 10 all’anno, di soldi della collettività per trasmettere le sedute parlamentari.https://www.agi.it
siamo ne 2019 e nella recente manovra economica, si ripresenta la volontà di rinnovare per altri tre anni il finanziamento a radio radicale.Le cifre sono come sempre importanti, si parla di 8 milioni per tre anni, per una facile somma di 24 milioni.
Lo scontro politico si accende inevitabilmente, tra il movimento 5 stelle, da sempre contro gli sprechi della politica (stipendi vitalizi ecc) e il resto dei partiti, che sono degli habitué al denaro pubblico.Gli stessi radicali della lotta al finanziamento pubblico ne fecero una bandiera, ma adesso che i soldi servono a loro storcono il naso.
i tempi cambiano, e con l’avvento dei social la politica stessa ha cambiato sede d’informazione pubblica. Il contributo politico di questa radio rimane solo per affezionati al vecchio sistema, e perciò rivedere la parte economica,non la si può considerare un’ingiustizia politico/sociale.