Sempre meno infermieri nel nostro paese. L’allarme parte dal FNOPI ( Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) che denuncia una mancanza di oltre 63.000 addetti, malgrado nel 2020 sia stata l’unica laurea tra quelle sanitarie a registrare un aumento di domante del l ‘8% .
Le carenze maggiori si hanno al nord con 27.000 unità seguito dal sud e isole con 23.500 e il centro con 13.000. A livello regionale il maggior fabbisogno di infermieri si ha in Lombardia (9368), Lazio (6992) e Campania (6299).
Rispetto alla situazione internazionale, il rapporto infermieri abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti. Si tratta di «uno dei più bassi d’Europa secondo l’Ocse dove la media raggiunge gli 8,8», spiega la Fnopi. Quello infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1:3, è secondo l’Ocse di 1:1,5. La media Ocse è di 2,8, come lo è nel Regno Unito. «La Germania raggiunge i 3,2, la Francia i 3,3, la Svizzera i 4,1,» . Siamo sempre fra gli ultimi..
Il motivo?
Alla base c’è sempre lo stipendio, che in Italia è il più basso d’Europa, poi i turni pesanti è un’altra ragione che pesa sulla scelta di questo mestiere, infine una vecchia reputazione che si crede ancora che l’infermiere debba occuparsi dell’igiene del paziente, cosa nel passare degli anni è cambiata. Oggi è una figura indispensabile. Ormai in sanità si va verso una informatizzazione completa e chi si occuperà della cartella elettronica sarà proprio l’infermiere che dovrà anche misurarsi con la raccolta di tutti quei dati indispensabili per il Servizio Sanitario Nazionale e per la ricerca».
Al di là di ogni motivazione che può essere anche valutata, in primis gli stipendi, prendersi cura degli ammalati e una professione particolare, si deve avere una predisposizione o vocazione molto convinta, non è semplicemente “timbrare il cartellino” e prendersi lo stipendio. Forse il primo ostacolo è questo tra i giovani d’oggi…
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